lunedì 12 dicembre 2011

Il vischio

Sboccia nel periodo del solstizio d'inverno.
I germogli non cercano la luce, le radici non si insinuano nel sottosuolo, il pollone conserva la clorofilla anche se immerso nell'oscurità di un bosco.
E' impossibile che cresca dove le altre piante verdi prosperano: non ha geotropismo (proprietà degli organi vegetali di orientarsi, quando crescono, in direzione conforme alla forza di gravità), né fototropismo (tendenza delle piante a orientarsi verso la luce del sole).
Quando viene reciso rimane verde e lucente invece di seccarsi e avvizzire; dopo trenta giorni dal taglio raggiunge la massima intensità di color oro.
E' una pianta che è rimasta indietro nella scala dell'evoluzione: per questo motivo non può crescere direttamente sul terreno e ha bisogno di un ospite intermediario.
Sono destinati a sopravvivere solo i semi portati sugli alberi; quelli che cadono al suolo si bruciano, come al contatto col fuoco. Gli uccelli mangiano le bacche del vischio e spargono i semi insieme agli escrementi: però solo quelli portati sugli alberi vivranno.
Appena toccato un ramo sviluppano un filamento che, arrivato alla corteccia, vi aderisce allargandosi con un disco di gomma. Poi cresce perpendicolarmente al ramo portante, seguendo il suo personale ritmo e manifestando la più completa indifferenza ed estraneità alle condizioni cui normalmente sono sottoposte le altre piante. Dal "cuore" del disco nasce un filamento sottile e robusto che penetra nel tessuto sottostante dell'albero e attraversandolo raggiunge il legno.
E' impossibile per l'albero liberarsi dell'ospite: è una pianta semi-parassita.
Il filamento si allunga ogni anno all'aumentare del diametro del ramo. La pianta diventa sempre più rigogliosa emettendo rami, fiori, frutti e nuovi filamenti, che come radici aderiscono e si insinuano in profondità nel legno dell'albero generando nuove fronde.
La nuova pianta in breve tempo si sostituisce al fogliame dell'albero preda e con le sue ramificazioni finisce per prendere direttamente l'alimento proveniente dalle radici dell'albero.
Per tradizione si raccoglie il giorno del solstizio d'inverno; fiorisce da marzo a maggio e si essica all'ombra.
Vive in una specie di limbo tra le chiome degli alberi e come un embrione attaccato al cordone ombelicale, si nutre della linfa vitale dell'albero madre.
Non sono indispensabili la luce e l'aria e rifiuta il contatto con la materia.
Non riconosce limiti al suo sviluppo, cresce in tutte le direzioni riproducendo la forma sferica.
Il vischio è simbolo delle infinite potenzialità dell'intelligenza del corpo e della plasticità.
E' il soma, l'antica bevanda sacra portata ai mortali da un'aquila, simbolo dell'immortalità e sorseggiata dagli uomini per entrare in contatto con il divino.
I Celti lo chiamavano "colui che guarisce tutto". Lo immergevano nell'acqua e distribuivano la medicina agli ammalati per facilitarne la guarigione e preservare la buona salute. Ritenevano nascesse dove si era abbattuta la folgore e si credeva che il ramo giallo contenesse il seme del fuoco. Agni, dio del Fuoco, era nato dal legno ed era l'embrione di ogni pianta: tagliandolo gli uomini si procuravano tutti i poteri del fuoco.
Il suo uso rituale risale ai popoli celtici. I druidi non considerano niente di più sacro del vischio e dell'albero sul quale cresce, purché si tratti di un rovere in quanto ritenevano che tutto ciò che nasce sulle piante di rovere era inviato dal cielo. Il vischio di rovere si trova raramente e quando viene scoperto si raccoglie con grande devozione: il sacerdote, vestito di bianco, sale sull'albero, taglia il vischio con un falcetto d'oro, metallo solare e lo raccoglie in un panno bianco per evitare che tocchi la terra nera e poi vengono immolati due tori bianchi.
Preso in pozione ritenevano che restituisse la fertilità a qualunque animale sterile e fosse un rimedio contro tutti i veleni. I sacerdoti druidi lo usavano per entrare in uno stato diverso di coscienza.
Secondo la medicina cinese il suo sapore è amaro - freddo, disperde il fuoco e giova al Cuore.
E' diuretico, antispasmodico e ipotensivo. Secondo Steiner può rallentare e inibire alcune forme di tumore: stimola il sistema immunitario, si oppone all'azione delle forze eteriche perciò frena la proliferazione, respingendo le forze terrestri e concentrando l'azione nella zona peri-tumorale, provoca un'iperemia e un rialzo termico.
Il vischio era consacrato a Proserpina.
Secondo la tradizione, Enea dovette procurarsi il ramo d'oro in un bosco sacro nei pressi di Nemi per poter scendere nell'oltretomba dell'Averno e affrontare i suoi spettri per poi fare ritorno.
Anche ora lo si considera un talismano naturale contro le streghe e gli gnomi. Popolarmente si dice che può aprire tutte le porte, perciò anche quelle dell'oltretomba.
Baciarsi sotto un ramo di vischio a Natale è una tradizione antica.
La mitologia norvegese lo associa alla figura del dio Balder, che morì dopo essere stato colpito da rami di vischio. In memoria del dio, sono soliti bruciare i rami in prossimità del solstizio d'estate, con lo scopo di allontanare la sventura e invocare la prosperità ed il benessere.
Nel linguaggio dei fiori è un simbolo beneaugurante.
Le ghirlande sono simbolo di vittoria e di eternità e appese alle pareti di casa proteggono i suoi abitanti, garantiscono un anno di armonia familiare e di fortuna
La fitoterapia utilizza le foglie e i rami in applicazioni esterne. Per via interna dosi eccessive possono dare effetti tossici.
Calma, tranquillizza e tonifica il sistema nervoso; giova in caso di epilessia, isterismo, nefrite cronica, arteriosclerosi; ha un effetto vasodilatatore, è un tonico per il cuore.
Si utilizza il liquido filtrato delle foglie di vischio bollite per curare i geloni.
Insieme alle bacche di biancospino e di tiglio si utilizza nella cura dell'alta pressione.


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