venerdì 6 gennaio 2012

La carota selvatica

La carota selvatica si distingue dalle ombrelle bianche dei fiori, leggermente rosate all'interno e dalle foglioline che  profumano di carota; la radice ha un odore sgradevole ed è legnosa.
Esistono carote anche bianche il cui gusto è lo stesso.
Il significato è quello di felicità e di festa, perché in passato veniva usata per abbellire e addobbare gli ambienti nei giorni di festa.
Quella che viene consumata oggi fu selezionata nel XVI secolo, ma le sue proprietà si conoscono da oltre duemila anni: favorisce la diuresi e la secrezione lattea. Forse a causa della sua forma veniva considerata anche afrodisiaca e per curare l'impotenza maschile. Si riteneva utile anche per curare l'epilessia se veniva colto il fiore della carota nelle notti di luna piena.
Le sue proprietà sono: vitaminizzante, antinfiammatorio, depurativo e carminativo.
La carota coltivata sostituisce quella selvatica dal punto di vista terapeutico.
Si mangia cruda, centrifugata e cotta. Il brodo di carote è ottimo in caso di diarrea e insieme ai semi di coriandolo o di finocchio è un buon carminativo.
La polpa cruda, grattuggiata, si può applicare localmente per alleviare le infiammazioni e le scottature solari.
Dai frutti si ricava l'olio che, diluito, si usa per massaggiare la pelle stanca e rugosa, la psoriasi e gli eczemi. Le frizioni favoriscono anche la circolazione, attenuano i dolori reumatici e gli edemi.
Per addolcire l'olio di carota si può unire l'olio di geranio odoroso, dato che ha applicazioni simili.



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